Nelle opere degli artisti, in generale, si combinano progettazione e immaginazione, in questo senso lo studio di un artista è come un laboratorio scientifico: nel suo lavoro è sempre alla ricerca di nuove idee, per trovare nuove forme di espressione.
Quando nel corso del Rinascimento si cominciò a studiare la natura con grande esattezza e a fare esperimenti scientifici, molti artisti furono affascinati da tale tipo di ricerca, dal momento che volevano conoscere il meccanismo e la funzione delle cose e non solo l'aspetto esteriore. L'esempio più noto è Leonardo da Vinci (1452-1519); alcuni dei disegni più belli sono proprio schizzi eseguiti a scopo scientifico: tutti rivelano un'accuratezza estrema e un'osservazione meticolosa sia sulla struttura del corpo umano, sia sulla struttura del mondo naturale.
Le ricerche scientifiche contemporanee influenzarono grandemente anche il modo di dipingere di alcuni pittori: Georges Seurat, Paul Signac, ed altri, subirono l'influsso delle ricerche sulla natura fisica della luce e del colore; "La tecnica pittorica, dicevano, è dunque una tecnica di conoscenza che non può essere esclusa dal sistema culturale del mondo moderno eminentemente scientifico".
In particolare Georges Seurat (1859-1891) fondò il Neo-impressionismo o Impressionismo scientifico, basandosi su una serie di ricerche fisiche e fisiologiche:
- Eugène Chevreul (1786-1889) Legge del contrasto simultaneo dei colori (1839), sulla miscelazione ottica, e il suo successivo studio dal titolo Su i colori e sulla loro applicazione nella professione artistica con l'aiuto dei dischi dei colori (1864);
- Ogden Nicolas Rood (1831- 1902) Modern Chromatics (1879), inerente nuovi studi sui colori complementari e sulle leggi ottiche della loro percezione. Questo studio è stato successivamente ripubblicato in edizione francese nel 1881, con il titolo Teoria scientifica dei colori e della loro applicazione nell'arte e nell'industria;
- David Sutter (1811-1880) I fenomeni della visione (1880), una serie di articoli sulla natura della luce e sui processi visivi; dopo aver studiato tali teorie scientifiche, e specialmente la legge dei contrasti simultanei o dei colori complementari, Seurat instaurò la tecnica pittorica del Puntinismo (Pointillisme) o Divisionismo.
Inizialmente Seurat, tutto questo processo, avrebbe voluto chiamarlo cromo-luminarismo, ma poi si decise per Divisionismo. Più comuni divennero la denominazione di Signac, Puntinismo, e quella più storica-evolutiva di Fènèon, Neoimpressionismo o Impressionismo scientifico (1886); un metodo esatto, consistente nella divisione dei toni nella loro componenti, cioè in tante piccole macchie di colori puri accostati tra loro e non miscelati, in modo da ricomporre, a una certa distanza, nell'occhio dell'osservatore, l'unità del tono (luce-colore).
Questi colori appaiono più luminosi rispetto a una miscelazione tradizionale sulla tavolozza. Così, per esempio, punti di azzurro e di giallo puro come colori complementari danno il verde, inoltre è possibile rafforzare l'intensità dei colori se l'occhio li percepisce contemporaneamente in contrasti simultanei.
Lo stesso Pissarro pittore impressionista ha insistito sull'importanza delle scoperte di Chevreul precisando che senza il suo contributo, non avrebbe potuto distinguere fra colore puro e luce, ovvero non avrebbe potuto usare in maniera corretta i colori primari, complementari e contrastanti. In termini ricettivi, i toni dei colori complementari vengono recepiti come contrastanti, perchè fra loro non si riesce a combinare un accostamento armonico. Si armonizzano bene, invece, i toni dei colori che sono contigui nel cerchio cromatico inventato appunto da Eugène Chevreul.
In generale "per il carattere tecnico-scientifico del Neo-impressionismo, scrive Argan, è di fondamentale importanza: che l'analisi della visione avvenga nel procedimento tecnico; che, scomponendo la sensazione visiva, si riconosca ch'essa non è una semplice impressione, ma ha una struttura e si sviluppa attraverso un processo; che il quadro venga costruito con la materia-colore e che questa abbia un carattere funzionante, come gli elementi di una architettura; che il quadro non venga considerato più uno schermo su cui si proietta l'immagine, ma come un campo di forze interagenti che formano e organizzano l'immagine". (Giulio Carlo Argan: L'arte Moderna, 1970).
Ecco una concezione estetica ricca di conseguenze per tutte le correnti artistiche del cosiddetto "Moderno": nasce un nuovo spazio pittorico più totalitario in quanto ingloba tutto ciò che si vede in un'unica percezione. Nel 1904-06, divenne un'importante fonte di ispirazione per il Fauvismo e per l'Espressionismo; lo sarà in seguito anche per il Futurismo e per il Cubismo. Insomma, queste correnti, assimilarono la teoria puntinista senza però seguirne rigidamente le formule tecniche.
Le ricerche condotte, avevano lasciato per sempre l'ideologia su cui era fondata la pittura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore, in questi movimenti, aveva raggiunto una tale autonomia espressiva che andava oltre l'imitazione della natura: ciò consentiva, per esempio, di raffigurare dei cavalli di colore blu, se questo corrispondeva alla sensibilità e agli obiettivi del pittore in quel momento, anche se nella realtà i cavalli non avevano ovviamente quel tipo di colorazione. Questo principio, divenne, uno dei fondamenti della pittura espressionista.
Continuiamo, infatti, il nostro viaggio. In seguito il gruppo Neo-impressionista si scioglie e ognuno prosegue per conto suo le sue ricerche e il suo lavoro. Il XX secolo si apre con un esplosivo e rivoluzionario affermarsi del colore: l'evoluzione della pittura è una continua rivoluzione fatta di crisi, di rivalità, di manifesti; un continuo dibattito tra forma e colore; cominciano ad apparire nuovi nomi nelle esposizioni, negli ateliers e nelle accademie; si arriva così alla nascita dell''Espressionismo. L'Espressionismo è un fenomeno europeo con due focolai distinti: Il movimento francese dei Fauves (Matisse) ed il movimento tedesco Die Brucke (il ponte). I due movimenti si sono formati quasi contemporaneamente nel 1905 e sboccano rispettivamente nel Cubismo (Picasso) in Francia (1907) e nella corrente Der Blaue e Reiter (il cavaliere Azzurro, Kandinsky, la prima manifestazione dell'espressionismo astratto in Germania, 1911).
Questo rivoluzionario affermarsi del colore esplode pubblicamente nel 1905, al Salon d'Automne, dove espongono Matisse (1869-1954), Andrè Derain e altri di varia provenienza e cultura che si trovano accomunati dall'epiteto lanciato da Louis Vauxcelles (critico d'arte e inventore del movimento fauvista e cubista) "les Fauves!" (le belve!). La sala in cui erano state accolte le loro tele era palpitante di colore: una cosa del genere non si era mai vista! Tanto che venne scritto "Un barattolo di colore è stato lanciato in faccia al pubblico!". Del 1906 è il celebre dipinto di Matisse intitolato "La joie de vivre". Nel 1908 apre una scuola di pittura a Parigi; sulla Grande Revue; pubblica Les notes d'un peintrè; dove espone le proprie teorie sulla pittura. Con Matisse il colore acquista un'autonomia espressiva: libera il colore "dall'imbrigliamento del segno" ossia dal legame con l'oggetto raffigurato.
Era però un periodo di grandi cambiamenti sociali, culturali, scientifici, filosofici, tecnologici. Dal 1880 le novità e le ricerche si susseguivano senza tregua, i fondamenti stessi della scienza e dell'arte erano stati messi in discussione. Nel 1907 i futuristi e i cubisti avevano così distrutto lo spazio concreto rappresentandolo secondo una prospettiva centrale, rendendo possibile la molteplicità della visione (simultaneità).
Semplificazioni di questo genere sono comode, ma non tengono conto della complessità della creazione artistica che è un cammino lungo, una serie di tentativi, difficili da inquadrare in schemi; la produzione dei pittori moderni è dispersa nelle innumerevoli correnti della moderna, ricerca estetica. Picasso (1881-1973), amico di Matisse e Apollinaire (storico del movimento cubista) si trasferisce definitivamente a Parigi, seguirà il suo periodo rosa; (1904), preceduto dal suo periodo blu. Nel 1906 sollecitato dalla pittura ci Cezanne, dall'arte primitiva e dalla scultura africana (cultura europea a cavallo fra il XIX e il XX secolo), inizia a dipingere Les Demoiselles d'Avignon, che termina nel 1907 (il quadro ha conosciuto continue rielaborazioni, prima della versione definitiva).
L'opera segna la data di nascita del Cubismo, ovvero la sintesi delle tre dimensioni nello spazio. Era lo scandalo dell'arte moderna. Picasso esclude la distinzione tra forma e spazio, demolendo il principio fondamentale della prospettiva: l'unicità del punto di vista. Rappresentata cinque figure femminili, con la presenza di alcuni volti che ricordano le sculture africane. Le figure sono schematizzate composte e ricomposte sulla tela, ciò porta a moltiplicare i punti di vista, per esempio, dei volti, che appartengono allo stesso modo alla figura e allo spazio, così da ottenere una rappresentazione totale.
Pablo Picasso, Les Damoiseles d’Avignon, 1907
Il termine "cubismo" nasce grazie ad un'osservazione di Matisse davanti a un paesaggio, l'Estaque, di Georges Braque, esposto al salon d'Automne nel 1908. La frase di Matisse: "Piccoli cubi", fu raccolta da Vauxcelles (il solito!) che, per primo, usò la parola cubismo in un suo articolo.
I cubisti (giustamente!), non furono contenti dell'etichetta che gli era stata applicata: "l'idea che questa parola suscita, quella dei volumi, non basta a definire un movimento che tende alla realizzazione integrale della pittura!".
Georges Braque, L'Estaque, 1908
Non a caso gli storici contemporanei considerano il cubismo un'arte di ricerca. Picasso sostiene: "Io non cerco, trovo". Cosa implica? Si giunge alla quarta dimensione: cioè entra in gioco il fattore tempo. Dell'oggetto il pittore intende offrire una visione completa, che non tenga conto del tradizionale punto di vista immobile dell'osservatore come accadeva nell' immagine naturalistica: se ne deduce che se nella semplice visione lo stesso oggetto non può esistere in momenti diversi e in forme diverse, ma solo ad un istante della percezione, in quella realtà mentale che è lo spazio, lo stesso oggetto può esistere con più forme diverse che, ovviamente, hanno situazioni diverse. Col cubismo analitico (1908) portato avanti da Picasso e Georges Braque (1882-1963) la continuità fra l'oggetto e lo spazio divenne assoluta. Picasso, per esempio, ricostruisce le cose nella continuità dello spazio mediante forme geometriche: gli oggetti reali sono rappresentati simultaneamente sulla tela, da punti di vista differenti (Natura morta con chitarra, 1942).
I rapporti tra forma e spazio cambiarono per sempre il corso dell'arte occidentale, "Fornendo la possibilità di interpretare momenti e movimenti nella suggestività di angolazioni inconsuete da un continuum spazio-temporale" (Lavigno, E: L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, 1961).
Anche Kandinsky (1866-1944) era affascinato dalla scoperta dell'arte primitiva: in realtà Picasso non fu il primo a scoprire la scultura primitiva africana, c'erano già arrivati i Fauves e gli espressionisti seguendo la traccia dell'esotismo e del primitivismo di Gauguin.
Kandinsky raccogliendo le intuizioni di Gauguin, Seurat, Cèzanne, tra il 1910 e il 1920, ha rivoluzionato il linguaggio delle arti plastiche. Così scriveva di sé: "Pittore, grafico e scrittore; è stato il primo a porre la pittura sul terreno dei mezzi espressivi puramente pittorici e eliminare gli elementi oggettivi dell'immagine". Kandinsky ha infatti esposto le sue idee in due lunghi saggi: Lo Spirituale nell'Arte (1911) Punto, linea sul piano (1926). "L'autenticità dell'opera d'arte, scrive, non dipende dal suo convenzionale aspetto esteriore, ma dalla vita interiore che essa è in grado di esprimere; e la questione della forma è secondaria, quando il contenuto proviene dalla necessità interiore dell' artista".
Forme e colori vanno associati in base al principio della "necessità interiore" e quindi assumono un preciso significato simbolico. Inoltre, "Il quadro non è una trasmissione di forme, ma una trasmissione di forze, che agiscono simultaneamente. Si serve dei colori come forze che possono sommarsi o sottrarsi: secondo i casi, cioè secondo gli impulsi che prova, si vale dell'una per arginare oppure per sospingere e rilanciare l'altra". "Ci sono poi i segni, sono indicazioni di possibili moti tracciati che suggeriscono la direzione e il ritmo delle macchie colorate sulla carta. Ora che possiamo considerare i segni forze in atto, possiamo considerare la superficie un campo di forze".
È stato Kandinsky a sostituire procedendo così parallelamente alla scienza fisica la nozione di campo alla nozione di spazio: campo è precisamente, una porzione d'infinito determinata dalla interazione di forze agenti simultaneamente, ed il suo insieme forma un sistema dinamico". Questa è una sintesi di Argan sulla dottrina divulgata da Kandinsky: in Punto, linea sul piano (1926). In questi anni prevale il motivo del cerchio: "Questa figura" spiega Kandinsky "Ha origine dall'azione che due forze esercitano simultaneamente sul punto"; il cerchio per la sua compiutezza in senso spirituale è l'indicazione più chiara per la quarta dimensione". È la posizione antitetica a quella di Picasso.
Il viaggio termina qui; ovviamente il campo è così vasto che permette di fare un'infinità di discorsi uno più affascinanti dell'altro, io ho dato il mio punto di vista. Riguardo alla relazione tra la scoperta dell'artista e quella dello scienziato, l'atto creativo in entrambi i processi viene inteso come un mezzo di ricerca. Come dire, ogni momento storico ha una propria visione dello spazio e di ciò che lo occupa. Entrambi gli sviluppi (Picasso, Kandinsky), nella propria genialità, vennero considerati come la conseguenza di quella nuova immagine del mondo che la scienza aveva fornito: nel 1905 Albert Einstein sviluppò la teoria della relatività.
alle volte provo a mettermi nei panni (non essendo nesusno dei due) dell'artista o dello scienziato e verifico, per quello che può valere, che di fondo c'è una domanda: come funziona?
RispondiEliminaE così nel puntinismo o nel cubismo o nell'astrattismo, sempre da un'investigazione del reale, da una richiesta parte l'agire artistico, così come dalla stessa curiosità si muove quello scientifico. E' forse meno valido l'uno solo perchè intimista e centrato sull'individuo rispetto all'altro, che aspira all'universalismo. Però ho come l'impressione che entrambe le discipline siano una somma di universale e individuale: nella scienza l'universalità delle scoperte è controbilanciata dall'individualità dei percorsi di ricerca e dalle proprie motivazioni; nell'arte, il risultato dell'opera che rappresenta una strumento per indurre unainterpretazione soggettiva media questo individualismo con l'universalità della tendenza al bello ch coglie ogni vivente.
E forse, il punto più alto, è raggiunto nell'unione dei due aspetti: apprezzare la scienza come opera d'arte e comprendere il funzionamento delle cose attraverso la mediazione del lavoro individuale dell'artista.
E dico anche: ottimo articolo, Carla!
Sono proprio d’accordo Paopasc: al di là della comprensione, ciò che affascina e accomuna in entrambi i processi è lo spirito di ricerca.
RispondiEliminaGrazie! :)
Carissima Carla, grazie del commento sul blog scientifico.
RispondiEliminaRicambio il passaggio e i complimenti solo oggi (sono stato via nel fine settimana, parte per piacere parte per dovere) e sono rientrato solo questa sera.
Il blog, da quello che leggo, mi sembra molto bello e provvederò il prima possibile a metterlo nel mio google reader.
Alla prossima,
e spero che passerai ogni tanto anche dal mio blog personale (dove spero presto di ricominciare a parlare di libri...)
Saluti,
Gianluigi!
...cara carla, sono un'artista per cui le persone di scienza mi assolveranno: il tuo post, è uno dei contributi più belli a questa ottava edizione del carnevale della fisica: molto brava!!!
RispondiElimina;)
un salutino a Carla, e sono d'accordo con Joe
RispondiEliminaCiao a tutti,
RispondiEliminaritorno (ahimè)dopo un pò di tempo su questo a me caro blog!!!:-)
Che bello quest'articolo,respira di cultura,di passato che si riversa sul presente, di condizioni e situazioni umane.
Grande Carla!!!
Credo che arte e scienza siano, per quanto diverse, molto paragonabili. Artista e Scienziato sono dotati di pensiero divergente nel senso di flessibilità mentale, originalità, creatività;lo scienziato magari associa il pensiero divergente a quello convergente (di tipo logico-matematico, sequenziali) ma paraddossalmente credo che quest'associazione possa avvenire anche per l' artista ad esempio nel caso della costruzione di templi greci o della metafisica o delle nature morte con quelle perfette disposizioni spaziali.
é quest'associazione pensiero convergente-divergente che rende l'artista uno scienziato e l' uomo di scienza un artista.
Semplicemente meraviglioso!
Ringrazio tutti per l'apprezzamento nei confronti del post :)
RispondiEliminaBenvenuto Gianluigi! Sicuramente passerò anche dal tuo blog personale...(anch'io in questo periodo mi divido tra lavoro e vacanza...)
Bentornata Valeria! Hai detto delle verità indiscutibili!
Vi saluto caramente
Carla
Buongiorno Carla, a quando il rientro (nel blog?)
RispondiEliminaintanto buone cose.
Paolo
Ciao Paolo, ritorno fra un po'.
RispondiEliminaGrazie :)
Mi aggrego ai complimenti: un'articolo scorrevole ed esplicativo.
RispondiEliminaSaluti,
Gianfranco
Grazie per i complimenti, Gianfranco.
RispondiEliminaA presto