Raramente gli artisti sono scienziati, ma sono sempre stati al corrente dei progressi scientifici, sviluppando approcci differenti nello studio del colore, in un nuovo valore autonomo. Soprattutto nella pittura, la concezione della luce è un tema così vasto e straordinario che varia nei secoli entro le differenti teorie artistiche, in dipendenza più o meno diretta del pensiero filosofico, religioso e scientifico. Le nuove scoperte e le esplorazioni da parte degli artisti, costituiscono uno dei capitoli più belli dell'arte del Novecento.
A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, le osservazioni scientifiche che si stavano conducendo sulla natura fisica dei colori e sulla loro percezione, interessarono anche la pittura del grande artista italiano Giacomo Balla (1871 - Roma 1958), uno dei maggiori autori del movimento Futurista. Il Futurismo, il primo movimento di avanguardia in Italia fondato da Tommaso Marinetti nel 1909, storico e difensore di questa fase, investe svariati campi nell'arte. Aderirono al movimento i pittori Balla, Carrà, Boccioni, Severini, Russolo e seguirono a distanza di un anno i Manifesti della pittura Futurista, firmati dagli stessi, con i quali l'adesione era ufficiale. Nei Manifesti futuristi si riprende in realtà un vecchio tema, quello nella fede del progresso scientifico; erano, infatti, gli anni delle scoperte scientifiche e tecnologiche, della velocità, dell'aggressività, dell'esaltazione del contesto urbano contemporaneo e della luce elettrica, divennero così fondamento della poetica futurista, l'oggetto privilegiato della pittura futurista e del suo interagire con lo spazio circostante: "Abbiamo grandi centri che fiammeggiano giorno e notte, spiegando il loro vasto alito di fuoco sull'aperta campagna (...); "Canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche" (Tommaso Marinetti, Il Manifesto del Futurismo, 1909). "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido" (Il Manifesto tecnico della pittura futurista, 1910).
Centro è appunto Giacomo Balla, pittore già affermato ai primi del secolo, fu tra i protagonisti del Divisionismo, dipinge la Lampada ad Arco (1909-1911) il suo primo quadro di natura futurista, una chiara risposta all'invito di Marinetti a "uccidere il chiaro di luna": "L'avvento dell'elettricità, simbolo del progresso e del futurismo fa impallidire e scomparire il chiaro di luna, simbolo del passato romantico". Balla rappresenta l'irradiarsi incandescente della luce, come in tante punte di freccia, con segni veloci e frammentati di colori puri, a forma triangolare per esprimere il dinamismo, dove si scorgono lo spicchio di luna e l'ombra scura della lampada, "Opera nella quale, come afferma Argan, "anticipa le sue ricerche di carattere tecnico-scientifico, sulla scomposizione del colore e della luce. La sua concezione di dinamismo si basa sulla ripetizione ritmica del movimento, in rapporto allo spazio, pure in movimento, e in rapporto alla permanenza dell' immagine sulla retina e alla conseguente percezione simultanea" (Argan, L'Arte Moderna, 1970).
Giacomo Balla, Lampada ad Arco, 1909-1911
Olio su tela
Olio su tela
Ne è anche un esempio l'attività ben documentata in alcuni bellissimi bozzetti e schizzi preparatori – oggi custoditi, assieme al dipinto, presso il MoMA di New York – attraverso i quali l'artista ha elaborato e materializzato la forza delle sue idee, che egli stesso ha descritto in una lettera indirizzata a A. J. Barr nel 1954: (...) "Quadro oltre che originale come opera d'arte, anche scientifico perchè ho cercato di rappresentare la luce separando i colori che la compongono. Di grande interesse storico per la tecnica e per il soggetto. Nessuno a quell'epoca (1909) pensava che una banale lampada elettrica potesse essere motivo di ispirazione pittorica: al contrario per me il motivo c'era ed era lo studio di rappresentare la luce e, soprattutto, dimostrare che 'il romantico chiaro di luna' era sopraffatto dalla luce della moderna lampada elettrica".
Nella serie delle Compenetrazioni iridescenti dipinte tra il 1912 e il 1914, Balla prosegue lo studio tra movimento e scomposizione della luce. Analizza e sperimenta il rapporto luce-colore (sugli effetti dinamici e luminosi) e, a proposito dei colori iridescenti scrive: "Questi studi sembrano giganteschi fotogrammi captati nello spazio da un immaginario occhio catodico"(…) le Compenetrazioni iridescenti scompongono la luce nei suoi colori disposti secondo forme triangolari che corrispondono alla struttura del raggio luminoso". Come in Lampada ad Arco, suggerisce il senso della progressione ritmica con l'uso di triangoli che si incastrano gli uni negli altri e si compenetrano.
Giacomo Balla, Compenetrazione Iridiscente n. 7 (studio della luce),
Olio e matita su carta intelata
Olio e matita su carta intelata
Giacomo Balla, Compenetrazione Iridiscente n. 13 (studio della luce)
Olio e matita su carta intelata
Olio e matita su carta intelata
"La scansione ritmica del colore in rapporto alla vibrazione della luce nelle sue ricerche sui gradienti luminosi nelle Compenetrazioni iridescenti, è rappresentata pienamente" (Argan, L'Arte Moderna, 1970). Ecco la ricerca di un nostro Artista del Novecento dalla personalità creativa, singolare e rivoluzionaria. Mi piace concludere con le dichiarazioni finali del Manifesto tecnico dei pittori futuristi:
"Voi ci credete pazzi. Noi siamo invece i Primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata. Fuori dall'atmosfera in cui viviamo noi, non sono che tenebre. Noi Futuristi ascendiamo verso le vette più eccelse e più radiose, e ci proclamiamo Signori della Luce, poiché già beviamo alle fonti vive del sole" (Balla, Carrà, Boccioni, Severini, Russolo. Milano 11 Aprile 1910. Internet Archive: I Manifesti del Futurismo).
Contributo per il Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci. "Oscurità e Luce" è il tema di questa edizione.
Grande articolo cara Carla. I rapporti tra arte e scienza sono sempre fruttuosi e stimolanti, sia per le capacità anticipatorie, spesso, dell'arte, che per quello di stimolo della scienza.
RispondiEliminaGrazie!
Condivido Paolo: un equilibrio di estrema bellezza tra arte e scienza!
RispondiEliminaGrazie dell’apprezzamento, molto bello il tuo tema.
Bellissima la riformulazione di questo artista: il colore in Balla è strettamente legato alla luce, illuminante in tutti i sensi, rispecchia la molteplicità della vita.
Grazie joe
Ciao Energia Creativa, benvenuta :)
La sua concezione è travolgente
E' estremamnete difficile nell'arte pttorica, descrivere simili tematiche, come ti dicevo sono un appassionato di arte e credo che come in tutte le cose, ci voglia una capacità di espressione per suscitare un minimo di attenzione, bisogna avere, capacità di racconto, metodo e conoscenza perché si abbia una valenza.
RispondiEliminaComplimenti,
Gianfranco
Grazie mille Gianfranco.
RispondiEliminaConsidero il rapporto arte-scienza un connubio virtuoso e continuerò a parlarne con molto piacere.
A presto
Arrivo per ultima quindi ripeto quanto già detto: molto interessante. Aggiungerei abbastanza inusuale passare per quest'artista per sondare il rapporto Arte e scienza, che per quanto vastissimo e quindi fonte inesauribile di ispirazione, non so perché ma da parte degli studiosi si sta incancrenendo sui soliti noti. Meno male che ogni tanto partecipi ai carnevali scientifici. Dovresti darti più spesso :)
RispondiEliminaManu, il tuo parere mi fa particolarmente piacere.
RispondiEliminaMi sei mancata :)
Mi sa tanto che io arrivo in estremo ritardo, ma non è mai troppo tardi per apprezzare qualcosa di bello e di ampio respiro come questo articolo.
RispondiEliminaMi ricollego alla tua frase di apertura, che mi mi porta a fare delle riflessioni:"Raramente gli artisti sono scienziati, ma sono sempre stati al corrente dei progressi scientifici,..."
Magari sono un po' off topic, bah può darsi.
Riflettendo sui rapporti tra Arte e Scienza, mi vine in mente che secondo il regista Rossellini l'arte "impegnata" é riuscita soltanto negli ultimi decenni a "cantare il disagio dell'uomo moderno nel mondo ch'egli stesso si é creato", impegno talvolta nobile e sincero ma non sufficiente a dare all'uomo la prospettiva di un futuro.
Il regista romano ricorreva spesso al paragone con il Rinascimento, in cui i più grandi artisti avevano fatta propria la nuova immagine del mondo che andava emergendo dalle scienze (la prospettiva, l'anatomia) e l'avevano nell'arte portata a nuova sintesi e restituita agli uomini del tempo attraverso lo stupore. Il Rinascimento, per Rossellini, fu questo: l'arte andò incontro alla scienza, procurando - attraverso la sintesi propria solo alla poesia - al pubblico una nuova percezione del mondo, dell'uomo, e della divinità. "Cosa ha fatto l'arte nell'ultimo secolo" si chiedeva allora Rossellini "per capire la scienza, per capire la visione che, nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande, essa del mondo oggi si é fatta?"
Queste parole trovano sorprendentemente eco nel pensiero di un grande fisico del '900, Richard Feynman, il quale un giorno disse, rispondendo ad un amico poeta: "Non nuoce al mistero il saperne qualcosa. Perché la realtà è tanto più meravigliosa di quanto artista alcuno del passato immaginasse! Perché i poeti del presente non ne parlano? Che uomini sono i poeti che parlerebbero di Giove se fosse simile a un uomo, ma se egli è un'immensa sfera ruotante di metano e di ammoniaca restano in silenzio?"
Nelle parole di un altro grande pensatore, Giacomo Leopardi, troviamo di nuovo l'auspicio di questa nuova unione, un nuovo incontro fra scienza e poesia:
"Pare ridicolo il desiderare poetico, per esempio, in un matematico; ma tant'è: senza una viva e forte immaginazione non é possibile mettersi nei piedi dello studente e prevedere tutte le difficoltà ch'egli avrà, e i dubbi e le ignoranze ecc."
Forse la domanda chiave da porsi é questa: "L'arte ha immaginato la scienza di oggi?"
Scusa la lunghezza e lo sproloquio, Carla, ma la lettrua del tuo post ha dato corpo a dei pensieri che mi frullavano in testa da tempo.
A presto.
annarita
Mi è piaciuto il tuo punto di vista Annarita. L’arte è un’attività tanto varia, da sfuggire a qualsiasi tentativo di classificazione: la bellezza dell’arte sta nel ricercare ad ampio raggio tutte le possibili varianti espresse nelle eccellenze. Anch’io non riesco a immaginare un mondo dove i confini tra arte e scienza non si annullano ma si allargono o che ne subisca di riflesso l’influsso.
RispondiEliminaCiao Annarita, grazie per il tuo graditissimo contributo.
E' stato un piacere passare da questo bell'angolo di web, Carla.
RispondiEliminaSicuramente passerò a trovarti appena ne avrò il tempo.
annarita:)
Ho letto l'articolo tutto d'un fiato. Non mi piace l'arte futurista, ma devo dire che mi è piaciuta questa prospettiva.
RispondiEliminaNel campo dell’arte ognuno ha preferenze, gusti per certi colori, dettati da motivi diversi.
RispondiEliminaGrazie del feedback