domenica 19 maggio 2013

Borderline - Artisti tra normalità e follia

Jean Dubuffet, La vie courante, 1980

Vi segnalo una mostra molto interessante presso il Museo d'Arte della città di Ravenna. La collezione meravigliosamente diversificata, mette a  confronto opere di artisti famosi e autori anonimi con una sorprendente molteplicità di produzioni. Queste opere che in ambito internazionale sono state storicizzate con il termine di Art Brut, oggi rientrano in una nuova denominazione più ampia e diversificata: Outsider Art.  


Molti ignorano il ruolo che l'Art Brut ha giocato nei confronti dell'Arte del Novecento, ovvero delle avanguardie storiche. La critica se ne è occupata poco (in quanto opere difficilmente classificabili attraverso i tradizionali schemi della storia dell'arte) e solo ora inizia a studiarne i processi creativi che accomunano due realtà considerate solitamente lontane fra loro.

L'etichetta Art Brut è stata introdotta nel 1948 dal pittore Jean Dubuffet per designare la sua collezione di opere realizzate dai malati mentali e di arte tribale, popolare e Naif, e che dal 1976 sono esposte nell'omonimo museo di Losanna, in Svizzera, riconoscendogli il contributo e il valore artistico-culturale dopo una battaglia lunga e solitaria. Fino agli anni 60 le produzioni figurative dei malati di mente erano considerate niente e più che casi, sintomi psicopatologici, Dubuffet scriverà già agli inizi del'900: "La nostra posizione, riguardo a questa particolare circostanza, cioè a quella che chiamiamo follia è la seguente: intendiamo ignorarla completamente. Non ci riguarda affatto. (...)
Non esiste un'arte dei folli, più di quanto non esista un'arte dei dispeptici o dei malati al ginocchio", attribuendo dunque la dimensione umana ma anche etica artistica, di queste forme espressive. 

Jean Dubuffet, Les coordonnées, 1978 

Su questa nuova arte molti studi psichiatrici del' 900 faranno riferimento a queste esperienze pionieristiche, e tutto ciò servirà a introdurre uno dei grandi temi tra arte moderna e psicoanalisi che sarà contraddistinta da approcci, alleanze differenti, e troverà terreno fertile nelle riflessioni che André Breton e il movimento surrealista formuleranno su questo tema: espressione "di due realtà più o meno diverse", associate all'universo interiore e inconscio dell'uomo, al gesto istintivo della creazione artistica (automatismo psichico), alla dimensione del sogno. 


L'accostamento di Dubuffet all'arte psicotica risale alla visita, negli anni quaranta, della collezione di Charles Ladame, psichiatra di Ginevra e, ancor prima, alla lettura del testo di Hans Prinzhorn, tra i primi a riconoscere un valore artistico nell' "arte dei folli" e a metterla in parallelo coi disegni infantili e gli oggetti dei primitivi (qui la sua vastissima collezione, presso la Clinica Psichiatrica dell'Università Heidelberg a cavallo tra l'800 e il '900). È sull'opera di questo psichiatra che artisti astrattisti come Paul Klee, Kandinskij, surrealisti come André Breton, convergono la loro attenzione. Il ricorso al primitivo avvia l'uso della deformazione (proporzione, prospettiva, colore), aspira alla dissoluzione tra arte colta e popolare, al recupero di quell'originalità istintiva e creativa (come, appunto, quella dei bambini) che modifica i modi di procedere e di fare. 

L'impulso creativo svincolato da qualsiasi principio estetico è quindi il principio da cui deriva la concezione pittorica di Dubuffet e su cui costruisce le sue "posizioni anticulturali", lontano dai fermenti avanguardieristici, coltivando l'idea che l'autentica creazione artistica possa nascere solo da una ricerca individuale, e non da un programma o da un movimento. "Lo spazio mentale", scrive ancora nel 1945, "non assomiglia allo spazio percepito tridimensionale e non ha bisogno di nozioni come sopra o sotto". Da qui la necessità di lasciar esprimere la parte più genuina di se stessi, quella rinviante alla sfera della creatività. Le sue produzioni sono figure elementari simili al processo creativo del bambini, "alla loro semplice e libera grafia" o a ciò che Kandinskij chiama il suono interiore, carattere che un'espressione di tipo accademico non ha. 

Un'arte dunque non mediata, libera da qualsiasi contesto culturale, fortemente inconscia, istintiva, spesso brutale, più ideologica che estetica dove l'opera ruota sostanzialmente attorno all'aspetto segnico, gestuale, materico (informale), e forse per questo più significativa in quanto non condizionata dal sistema-arte e dai riflettori della critica d'arte.  

La Mostra

Il MAR Museo d'Arte della Città di Ravenna prosegue la sua indagine su temi di grande interesse ancora da approfondire con l'ambizioso progetto espositivo dal titolo Borderline, Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall'Art Brut a Basquiat. in programma dal 17 febbraio al 16 giugno 2013, realizzato grazie al prezioso sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.

L'obiettivo della mostra è di superare i confini che fino ad oggi hanno racchiuso l'Art Brut e l' "arte dei folli" in un recinto, isolandone gli esponenti da quelli che la critica (e il mercato) ha eletto artisti "ufficiali". Già nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.

Ricordiamo in sintesi alcune significative tappe storiche: già nel 1912 Paul Klee, in occasione della prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell'attività creativa. Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken ("L'attività plastica dei malati di mente") che segnerà la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici. Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut avviando così una nuova epoca di ricerche in questo campo. 

Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti "folli", "alienati" o, detto in un linguaggio nato negli anni '70, "outsiders. 

La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l'Accademia di Brera, e da Gabriele Mazzotta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano sarà inaugurata il prossimo 16 febbraio per proseguire fino al 15 giugno 2013. 

Dopo un'ampia INTRODUZIONE INTROSPETTIVA, con opere di Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Francisco Goya, Max Klinger e Théodore Géricault, l'esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche.

Nel DISAGIO DELLA REALTA' verranno presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Pierre Alechinsky, Karel Appel, Jean Dubuffet, Gaston Chaissac, Madge Gill, Vojislav Jakic, Asger Jorn, Tancredi Parmeggiani, Federico Saracini, Gaston Teuscher, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli. 

Il DISAGIO DEL CORPO comprenderà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l'estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici, poetici, talvolta violenti. In questa sezione troviamo Victor Brauner, Corneille, Jean Dubuffet, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro, Carlo Zinelli; poi protagonisti del Wiener Aktionismus come Hermann Nitsch e Günter Brus; e infine Joaquim Vicens Gironella, Josef Hofer, Dwight Mackintosh, Oswald Tschirtner. 

All'interno dei RITRATTI DELL'ANIMA ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani. Due maschere Sepik vengono inserite, quali emblematici manufatti di arte primitiva, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un'intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell'Art Brut.

La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la TERZA DIMENSIONE DEL MONDO con inediti di Umberto Gervasi, Giuseppe Righi e ancora opere di arte primitiva del Sepik.

Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l'onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Salvador Dalì, Max Ernst, André Masson, Victor Brauner, oltre alla presenza di Paul Klee, grande estimatore dell'arte infantile e degli alienati, e dell'autore di Art Brut Scottie Wilson.



Maggiori informazioni
  •  La prima galleria virtuale dedicata alle bellissime produzioni artistiche di Outsider Art: è una vasta selezione di opere di artisti riconosciuti e sconosciuti, spesso realizzate con mezzi e materiali di fortuna che, oltre a costituire una raccolta unica nel suo genere, fornisce una visione generale dello sviluppo storico nella storia dell'arte contemporanea di queste nuove espressioni artistiche.

4 commenti:

  1. voglio ricordare Hans Prinzhorn, psichiatra e appassionato d'arte, che ha raccolto 5000 opere di artisti "folli", individuando una componente schizofrenica nella personalità di alcuni grandi del '900, fra cui una decina di “grandi maestri schizofrenici” tra i quali Van Gogh, Kubin, Ensor, Kokoschka, Nolde.
    http://www.artonweb.it/nonsoloarte/artecreatfollia/articolo5.htm

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    1. Il discorso di Hans Prinzhorn è molto complesso. Tuttavia, la ricerca di Dubuffet, è stata all’origine della grande rivoluzione artistica del Novecento.

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  2. Very fascinating and thought provoking collection! Thank you so much, Carla, for the information you have given me.

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