domenica 29 novembre 2015

Schonberg Arnold in una lettera a Wassily Kandinsky. Tra musica e pittura.

Neppure io credo che la pittura deve essere necessariamente figurativa. Credo addirittura il contrario. Non ho tuttavia nulla da obiettare se l'immaginazione ci suggerisce qualcosa di figurativo. Ciò può accadere proprio perché, attraverso gli occhi, noi recepiamo solo elementi concreti. L'orecchio, invece, ha migliori possibilità. Ma se l'artista riesce a realizzare attraverso i ritmi e i valori sonori il suo più intimo desiderio, ossia quello di esprimere soltanto processi interiori, immagini interiori, allora l'oggetto della pittura cessa di essere una semplice riproduzione di ciò che gli occhi vedono.

Musica e pittura. Lettere, Testi, Documenti
 A. Schonberg W. Kandinsky, Ed. Einaudi 1988 

domenica 22 novembre 2015

Mostre e Ritratti D'Autore

Paesaggi (interiori) di Edvard Munch: arte come espressione dell'anima.

Il catalogo Skira è illustrato con tanti capolavori tra oli, fotografie, acqueforti, litografie, xilografie, che hanno scandito l'intero percorso di vita dell'artista norvegese nella rappresentazione dei temi della passione, della vita, 
della morte, attraverso l'uso di un segno fortemente comunicativo, la deformazione delle forme volutamente cupe e angosciose, fino all'estrema accentuazione cromatica, fatta di tonalità pure e rapide pennellate. 
Oltre alla pittura ad olio (iniziò a studiare pittura a diciassette anni, nel 1880, mostrando già da allora, una chiara sensibilità per il colore), Munch utilizzò largamente le tecniche litografiche, e ancor più quelle xilografiche sul legno, perchè queste erano particolarmente adatte a solcare il tempo: una vera e propria azione di scavo nei propri ricordi tra l'animo dell'artista e la sua manualità.
Le prime opere grafiche di Munch (1863-1944) furono eseguite a Berlino, nel 1894. E a Berlino produsse anche il celebre dipinto "L'urlo", realizzato nel 1893 su cartone, con olio, tempera e pastello, e oggi collocato presso la Galleria Nazionale di Oslo.

Edvard Munch, La fanciulla malata, litografia,1896 – Museo Munch, Oslo

Edvard Munch, autoritratto con una bottiglia di vino, 1930, Litografia



Toulouse-Lautrec con grande intuizione psicologica ha scrutato le sfaccettature della vita parigina nel 1890. Svelando ad esempio i tratti dell'universo femminile, soprattutto quelli che ne rilevavano il carattere. In questi dipinti lo sguardo del pittore si sofferma su un momento di intimità femminile: il ritratto sarà una costante nella sua ricerca pittorica e psicologica.

Henri de Toulouse-Lautrec, La lavandaia, 1884-1886



"La vita di un uomo, anche la più povera di avvenimenti esteriori, può, scrutata nelle sue essenze, apparire fin troppo appassionata" Carlo Carrà, La mia vita, a cura di Massimo Carrà, Milano, Abscondita, 2002.

Intorno al 1921 Carrà sente il bisogno di riprendere il contatto diretto con la natura: in quell’anno, durante l’estate in Liguria, a Moneglia, dipinge il suo capolavoro più noto, "Pino sul mare". Fra il '24 e il '30 soggiorna in Toscana scoprendo il paesaggio e le spiagge della Versilia, a cui dedica un grande numero di dipinti. Nel 1928 è presente alla Biennale di Venezia con quattordici opere; due anni dopo tiene una personale con Soffici alla Galleria Bardi di Milano e, nel 1931, ha una sala alla prima Quadriennale d'Arte a Roma. Tra il 1934 e il 1938 viaggia in Campania, Algeria e Malta e si dedica alla grande pittura murale: porta a compimento nel 1938 i due grandi affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano. Nel 1941 gli viene assegnata, per chiara fama, la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1942 termina di scrivere la  sua autobiografia, La mia vita, un documento importante per la storia dell’arte italiana del Novecento pubblicata a Roma da Longanesi nel 1943. Nel 1950 ottiene il Gran Premio per la pittura alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1962 la città di Milano gli dedica a Palazzo Reale una grande mostra monografica. Continuano i soggiorni estivi con la famiglia e gli amici intellettuali in Versilia e a Forte dei Marmi: le 'marine' rimangono soggetto prediletto dell'artista fino agli ultimi anni. Muore a Milano il 13 Aprile 1966. Solo un mese prima aveva dipinto la sua ultima opera, Natura morta con bottiglia e chicchera. 
Fonte: © Archivio Luca Carrà, Milano.

Carlo Carrà, Pino sul mare, 1921, olio su tela, Collezione privata  
esposto alla collettiva "Das Junge Italien" nella Nationalgalerie di Berlino (1921) 

"I paesaggi di Carrà non si incontrano alla prima scampagnata", diceva Roberto Longhi, "sono più mentali che geografici". Nel 1937 Longhi scrisse per Hoepli una monografia sull'amico pittore.

Carlo Carrà, Veliero e molo, 1930, olio su tela, Collezione privata