sabato 12 dicembre 2015

Ritratti nella Pittura tra Vita e Arte. Edvard Munch: Legami E Corrispondenze


"La mia pittura è in realtà un esame di coscienza e un tentativo di comprendere i miei rapporti con l'esistenza. È dunque una forma di egoismo, ma spero sempre di riuscire, grazie ad essa ad aiutare gli altri a vedere chiaro" (Edvard Munch).

La sua esperienza di vita, segnata così profondamente nella sua mente, rimane come un "filo rosso" che attraversa tutta la sua produzione artisticaL'arte di Munch ebbe tuttavia una sua unicità: drammatica e straordinaria al tempo stesso. Da un lato fu uno strumento che aprirà la via all'Espressionismo  – una corrente culturale formatasi in Europa nei primi anni del Novecento, rappresentata in Francia nelle opere dei Fauves ("Le Belve") e in Germania in quelle del gruppo Die Brucke ("Il Ponte") – nata nel 1905, come reazione violenta al naturalismo e all'impressionismo dominanti in quel periodo, e accomunata da un uso libero e soggettivo (emozionale) del mezzo artistico attraverso l'esasperazione della forma e del colore; dall'altro, il suo linguaggio (non solo in ambito pittorico) carico di una grande espressività, segnerà una decisa evoluzione sul teatro e sulla grafica europea rimanendo fino ai giorni nostri tra i più grandi incisori del secolo.


Così come, non si devono dimenticare, in Italia, i grandi accenti del Futurismo o le forti personalità, di tanti artisti straordinari come De Chirico, che hanno dato vita alle future generazioni (tra pittori, scultori, incisori, architetti, sperimentalisti) dalla generazione degli anni '30, fino alla generazione degli anni '70/'80, durante i quali hanno preso forma i movimenti che hanno animato la storia dell'arte italiana contemporanea: Secondo Futurismo, Gruppo 7 degli architetti razionalisti, MIAR, Astrattismo Lombardo, Scuola Romana, Movimento Informale Internazionale per una Bauhaus Immaginista, Arte Povera, Arte Concettuale, Concretismo, Poesia Visiva, Arte Programmata, Arte Colta, e di tante altre tendenze divise per Attività, Collettivi e Gruppi, Mail Art, Neon Art, Nuovo Futurismo, Transavaguardia, Anacronismo, Artmedia, Cracking Art, Madì, ecc. (sarebbe interessante indagare su questi movimenti per poter comprendere appieno il loro contesto storico), con tutta l'aggressività e la vitalità stessa di questi movimenti.

Una fase assai variegata e ben definita, che si manifesterà con una radicale trasformazione dei mezzi espressivi, cioè delle tecniche e materiali, e influenzerà sul suo evolversi, non solo le arti figurative, e le varie arti plastiche, ma anche il cinema, la letteratura, la musica, la fotografia e il teatro, verso nuove trame strettamente connesse al rapporto tra arte e condizione umana. Caratterizzando significativamente gli entusiasmi, le sfide e le problematiche, della nostra attuale epoca, come scrive Giulio Carlo Argan: "L'arte moderna prima e quella contemporanea poi vogliono liberare dal condizionamento, dal consueto dalla tradizione ereditata". (...) Negando in blocco tutto il passato e sostituendo alla ricerca metodica un'audace sperimentazione nell'ordine stilistico e tecnico".

Inizia così un processo di creazione tra generi e tecniche inusuali, accostando, ad esempio, materiali diversi o di scarto su un supporto bidimensionale o in assemblaggio tridimensionale. Un vero e proprio laboratorio di nuove indicazioni e sperimentazioni attraverso supporti, materiali, elementi compositivi, tipologie iconografiche, caratteri stilistici, che metterà alla prova anche il nuovo linguaggio poetico, demolendo i consueti legami semantici al gioco della parodia e del nonsense, esasperando l'uso della analogia e dell'onomatopea. É una delle espressioni più significative delle sperimentazioni delle avanguardie, che supera definitivamente la tradizionale distinzione tra pittura e scultura, puntando più sul gesto dell'artista che sull'opera (scardinando completamente il concetto di opera d'arte stessa) per generare emozioni, sentimenti e concetti del tutto nuovi.

Questa ambiguità tra parola/immagine troverà ampia risonanza nel "Manifesto tecnico della letteratura futurista" (1912) redatto da Tommaso Marinetti, nelle pitture costituite da inserti e collage di Carlo Carrà nei "Calligrammi" (1918) di Guillaume Apollinaire, e nel gioco audace, provocatorio sonoro della poesia dadaista di Tristan Tzara, dove il nuovo metodo venne descritto l'anno prima in occasione della lettura del "Manifeste surl'amour faible et l'amour amer" (1920), pubblicato, l'anno successivo, sul n.4 della rivista "La vie de lettres", nel quale Tzara affermava: 
"Un Manifesto è divulgare al mondo intero che non si pretende altro se non la scoperta di un mezzo per guarire prontamente dalla sifilide politica, astronomica, artistica, parlamentare, agricola e letteraria. Esso può essere dolce o ingenuo, sempre ragionevole, forte, vigoroso e logico. A proposito di logica io mi trovo assai simpatico".

PER FARE UNA POESIA DADAISTA
Prendete un giornale.
Prendete un paio di forbici.
Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza
che volete dare alla poesia.
Ritagliate l’articolo.
Tagliate ancora con cura ogni parola che forma l’articolo
E mettete tutte le parole in un sacchetto.
Agitate dolcemente.
Tirate fuori le parole una dopo l’altra, disponendole
nell’ordine di estrazione.
Copiatele coscienziosamente.
La poesia vi rassomiglierà.
Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e
di incantevole sensibilità, benché incompreso dalle
persone volgari.

Una relazione tra parola/immagine/segno che sarà in seguito ampiamente metabolizzata da quasi tutti i movimenti del secondo dopoguerra, dal New Dada alla Pop Art, al Living Theatre, è più che mai sarà al centro dell'esperienza estetica contemporanea: Happenings, Performance, Body Art.   

Guillaume Apollinaire (1880- 1918)
Calligrammes (1913)

I Manifesti del Futurismo dall'archivio di Alberto Lumbroso 
 Filippo Tommaso Marinetti, L'immaginazione senza fili, parole in libertà, 11 Maggio, 1913

Tutto ciò sullo sfondo di un Novecento in pieno fermento culturale, tanto più sconvolgente: ben pochi dei grandi esponenti di questo movimento europeo sopravvissero a questa rivoluzione (comprendendola) e combatterono su questa linea. Munch vi portò il suo clima, con quell'espressione propria e inconfondibile dei popoli scandinavi tra figura e paesaggio, di chi osa guardare profondamente se stesso. Ed ecco che, l'esperienza esistenziale di Edvard Munch, diventerà una modalità per rappresentare la realtà sensibile dell'artista (l'uomo, il suo rapporto con se stesso, con la propria interiorità e il mondo esterno); una sorta di specchio della fragilità e della debolezza della natura umana con cui confrontarsi. "La natura non è soltanto ciò che è visibile agli occhi. Essa è anche'insieme delle immagini interiori della mente. Immagini al di là dell'occhio" (Edvard Munch).

E dunque una nuova sensibilità estetica da adottare, alla ricerca di un proprio carattere, capace di quella immediatezza espressiva tipica di questo linguaggio, dove l'arte appare come unico rimedio, per quanto possibile, per sentirsi vivi; è ancora oggi una delle principali eredità lasciate dalle avanguardie storiche, nell'operare artistico. Assumendo, ruoli, significati e valenze diverse a seconda del campo di applicazione 

Qui, e qui, altri esempi applicativi del valore dell'arte come terapia, risalendo alle sue origini, in una delle pagine più terribili della storia dell'umanità: "L'arte di Terezín per la memoria della Shoah": L'intervista a Michaela Sidenberg, curatrice delle arti visive del Museo Ebraico di Praga, per la Giornata della Memoria. E i disegni dei bambini realizzati a Terezin, sotto la guida dell'insegnante d'arte Friedl Dicker-Brandeis. Rappresentano le prime esperienze artistiche usate come funzione/supporto pedagogico
L'arte come simbolo di resistenza e come 'ultimo motore', al quale aggrapparsi: "Estetica come qualcosa d'altro, una pelle più sottile a protezione del caos... Estetica, ultima istanza, mezzo di fuga, ultimo motore in grado di creare produzione, come difesa per l'uomo contro forze su cui non ha alcun controllo" 
(Friedl Dicker-Brandeis a Hilde Kothny, Hronov, 9 dicembre 1940). 

L'arte come veicolo profondo e diretto sull'anima in mezzo alla peggiore disumanità.

Driveway to a house

Hana Zieglerová (1933-1944), Undated (1943-1944), Watercolor on paper, 16,3 x 20,6 cm, Signed LR: H. Zieglerová. Provenance: Created during the drawing classes in the Terezín Ghetto organized between 1943 and 1944 by the painter and teacher Friedl Dicker-Brandeis (1898–1944); in the Jewish Museum in Prague’s collection since 1945.

Diceva, Viktor Lowenfeld: "L'arte è un processo umano fondamentale. Ogni società dalla più primitiva, alla più sofisticata, si è espressa tramite l'arte ed ogni individuo può dare ai propri pensieri e alle proprie emozioni una forma artistica". 
Per la capacità meravigliosa dell'arte di dare forma e contenuto alle emozioni umane, anche le più drammatiche.

3 commenti:

  1. "On October 6th, 1944, Friedl Dicker Brandeis and 60 of her students were sent on transport number EO 167 to Auschwitz Birkenau, where most of them were probably murdered upon arrival. Until the very end, Friedl did not resign herself to despair or allow her young students to become engulfed by hopelessness. Rather, as one of the first practioners of art therapy, she gave them the gift of expression, artistic freedom and beauty and helped give meaning to their young lives, for as long as they still had to live."
    https://www.yadvashem.org/articles/general/coping-through-art-brandeis-theresienstadt.html
    Very interesting article. Thank you!


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  2. Friedl Dicker Brandeis, una donna straordinaria, da non dimenticare, che faceva di tutto per procurarsi carta, colori e materiali da disegno. Il suo operato rimane senza alcun dubbio come una forma di arte terapia. Grazie per averla messa in evidenza.

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