domenica 12 febbraio 2012

Van Gogh: Post-Impressionismo ed Espressionismo

Vincent Van Gogh, autoritratto con cappello di feltro, 1887

In circa dieci anni di pittura, Van Gogh attraversa varie esperienze. Dapprima realista, poi impressionista, sino ad arrivare alla fine dell'Ottocento all'esperienza pre-espressionista. 

"L'Espressionismo si pone come antitesi dell'Impressionismo, ma lo presuppone: l'uno e l'altro sono movimenti realisti, che esigono l'impegno totale dell'artista nel problema della realtà, anche se il primo lo risolve sul piano dell'azione ed il secondo sul piano della conoscenza. Si delinea così, fin da questo momento, il contrasto tra un'arte impegnata, che tende ad incidere profondamente sulla situazione storica, ed un'arte di evasione, che si ritiene estranea alla storia" (Argan, L'arte Moderna, 1970)È interessante notare sin da subito (come sottolinea ancora Argan) che solo la prima tendenza (espressionista) pone il problema del concreto rapporto con la società, il tratto comune è l'atteggiamento antiborghese, la seconda tendenza (impressionista), non avendo una linea politica unitaria, si inquadra come ricerca precisa ed essenziale sul valore dell'esperienza visiva del rapporto tra soggetto e oggetto, impegnandosi, sostanzialmente, a definire che cosa fosse, in sè, la pittura.  

Vincent Van Gogh, donne che raccolgono patate, 1885

L'approccio seguito da Van Gogh è dunque composito: non si basa del tutto su una realtà concreta, ne è completamente avulso dai metodi en plein air, in fatto di sensazioni visive, conosce anche molto bene lo studio delle ombre colorate e dei rapporti tra i colori complementari. 
Questi rapporti non lo interessano in termini di riscontri visivi "bensì come rapporti di forze (attrazione, tensione repulsione) in cui entra in gioco la totalità dell'esistenza umana stessa, con i suoi flussi dinamici, nei suoi nessi complessi"Per effetto di questi rapporti e contrasti di forze l'immagine tende a deformarsi, distorcersi: per l'accostamento stridente dei colori, per l'andamento spezzato dei contorni, per il ritmo serrato delle pennellate, che fanno del quadro un contesto di segni animati di una vitalità, febbrile convulsa. La Materia pittorica acquista un'esistenza autonoma, esasperata: il quadro non rappresenta, è"(Argan, L'arte Moderna, 1970).

Notte Stellata, 1889 (Arles)

Di conseguenza generalizza il sistema prospettico, per mantenere la caratterizzazione espressiva degli oggetti, in maniera completamente originale: costruisce lo spazio-colore con una prospettiva deformata, funzionale al suo pathos. Tale scoperta ha sconvolto tutta la tecnica, e ha finito per rompere i tradizionali rapporti tra disegno e colore. Questi rapporti imponevano un approccio preciso e realistico all'opera da un punto di vista prospettico, eliminando del tutto la soggettività dell'artista. Questa evoluzione è presente nei suoi dipinti ad Arles.

Terrazza del caffè sulla piazza del forum Arles,1888

La camera di Vincent ad Arles, 1889

Sedia, con pipa, 1888

Il risultato è una deformazione plastica degli oggetti rappresentati, in cui il realismo viene meno, in una sintesi tra sguardo interno e la percezione dell'ambiente esterno, che dà vita al quadro e amplifica la carica emotiva nello spettatore.     

La forza espressiva, la cromia decisa e accesa di Van Gogh, il tratto forte ed inciso, la pennellata energica, il ricorso a una prospettiva deformata, la drammaticità dei contenuti, riemergeranno quali elementi cardine nell'Espressionismo. "L'opera non sta mai sola, è sempre un rapporto", scriveva Roberto Longhi, storico dell'arte, "Per cominciare: almeno un rapporto con un'altra opera d'arte"

5 commenti:

  1. Mi sono sempre chiesto cos'è che spinge a dipingere o scrivere. Senza comprendere questa pulsione iniziale l'analisi delle opere d'arte risulta incompleta. Si può discutere di tecniche, di scelte, di punti di vista, ma non si capisce cos'è arte e cosa non lo è se non si definisce cosa spinge a farla. Questo è vero anche per van Gogh, o forse soprattutto per van Gogh. Prima che morisse egli non era un artista, lo è diventato dopo. In realtà, noi sappiamo benissimo che lo era prima e dopo. Ma quanti di noi, posti davanti un'opera nuova, saremmo in grado di esprimere un giudizio? Eppure, quello che vuole dire l'artista è perfettamente alla portata di tutti. Forse nel dire celando si nasconde qualcosa, o forse nel cercare il modo migliore di dirlo, che è l'altra faccia di quanto detto prima. Nell'esigenza di dire qualcosa, per prenderne possesso e riuscire a dominarla, e nel cercare il sistema migliore per farlo, si racchiude l'essenza del bello, e dunque dell'arte. La maggior parte di noi non è preparata. Ma forse anche chi è preparato a volte commette errori. Vista in questo modo, il confine tra ciò che è arte e ciò che non lo è si assottiglia terribilmente.
    Io penso che condividerò questo tuo articolo, se permetti...

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    1. Hai espresso delle considerazioni che offrono molti spunti. Apprezzo la collaborazione e l'importanza di condividere informazioni.

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  2. Riporto di seguito il link
    http://questionedelladecisione.blogspot.com/2012/02/post-impressionismo-ed-espressionismo.html

    Grazie Paolo

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  3. Ho una passione viscerale per Van Gogh!
    Grazie!

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    1. Credo che nessun altro pittore ha saputo comunicare tanta bellezza e la profondità dell'animo umano.

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