C'è un aspetto della vita di Vincent Van Gogh che è interessante evidenziare, nella sua immensa attività artistica, fu anche incisore. Tra il 1882 e il 1890, affascinato dalla carica espressiva e comunicativa del segno che gli consentiva l'uso di questa tecnica, produsse nove xilografie e una incisione ad acquaforte: dieci capolavori grafici eseguiti da autodidatta, così intrisi di anima e di vita, che alitavano la stessa arte di Van Gogh.
Vincent van Gogh, Alle soglie dell'eternità, L'Aia, 1882, Litografia
Vincent van Gogh, "Sorrow", Litografia
Vincent van Gogh, Lavoratore che affetta del pane, seduto su una cesta, 1882, Litografia
Vincent van Gogh, Bruciatore di stoppie, con sua moglie, 1883, Litografia
Vincent van Gogh, I mangiatori di patate, 1885, Litografia
Vincent van Gogh, Paul Gachet, acquaforte, 1890
Fu incoraggiato dal dottor Paul Gachet, il suo nuovo medico, quando l'artista si trasferì a Auvers-sur-Oise, nel 1980, dopo il suo ricovero, di propria volontà, a causa delle ripetute crisi, nell'ospedale psichiatrico di Saint-Rèmy. Auvers era una piccola località in piena campagna nei pressi di Parigi, tanto desiderata da Van Gogh, dove visse gli ultimi tre mesi della sua vita. Qui vi esercitava il dottor Gachet, appassionato di pittura, stampatore, con il quale nacque un'immediata simpatia e soprattutto gli dava la possibilità di parlare di arte: "Una specie di fratello" scriveva a suo fratello Theo, "Tanto ci assomigliamo fisicamente e mentalmente", che decise di raffigurarlo pittoricamente ed inciso ad acquaforte.
Il dott Gachet, oltre ad essere specializzato in malattie nervose, insegnò anatomia artistica e fu autore dipinti e stampe che espose al "Salon des Indèpendants".
Van Gogh amava circondarsi di stampe, ne possedeva oltre 1700 esemplari, che utilizzava sia come materiale da studio e di ispirazione per i suoi dipinti, essendo essenzialmente autodidatta, che per decorare i suoi studi o le sue abitazioni nel corso degli anni:
"Bene, alcuni quadri fanno un grande effetto nelle enormi cornici, e in seguito uno rimane stupito perchè lasciano una sensazione così insoddisfacente, come di vuoto; in contrasto a ciò, qualche semplice incisione sul legno o litografia o acqua forte viene a volte trascurata, ma poi uno torna a guardarla e cisi affeziona sempre più, e sente che c'è qualcosa di grande in essa". (...) Stampe così formano una specie di Bibbia di cui un artista ogni tanto legge un passo per entrare in atmosfera". (1)
Ed anche in periodi di forte tensione:
(...) "Se la notte non riesco a dormire, cosa che accade spesso, rovisto sempre tra le xilografie con rinnovato piacere". (2)
Cito, ad esempio, le opere di Francois Daubigny, Fraconcois Millet, Paul Cézanne, Camille Pissaro, che conobbe personalmente attraverso suo fratello Theo, e fu proprio Pissaro, che suggerì a Theo van Gogh di contattare il dottor Gachet per chiedergli di prendersi cura del fratello a Auvers; ma soprattutto le immagini di Millet, autore molto amato da Van Gogh, che definiva "Uno dei maestri più importanti", rimasero particolarmente impresse nella sua arte e nella sua mente, sia per il pregio estetico, che per la verosomiglianza, il sapore di realtà, del contesto culturale e sociale della vita rurale.
"I suoi dipinti sembrano dipinti con la stessa terra che seminano" (...) Così come una stalla o un campo odorano di letame, allo stesso modo un dipinto contadino non può essere profumato ma deve puzzare di pancetta, fumo, vapore di patate"(...) Sarebbe sbagliato, a mio avviso dare a un dipinto contadino una levigatezza convenzionale", sempre proseguendo la sua visione individuale, cercando un nuovo modo di dipingere la realtà: "Vorrei fare dei ritratti che alla gente di un secolo dopo sembrino delle apparizioni, non più la rassomiglianza fotografica, ma la ricerca dell'espressività. Quel ritratto, che consiglio a coloro che non lo hanno veduto, è una rappresentazione dell'anima di questa donna riprodotta. Così come lo è la Chiesa di Avers sur Oise, nella quale appare palese l'implosione dell'edificio nascosto sotto il giallo e il blu dei colori".
Fraconcois Millet, Scavatori, Acquaforte
Fraconcois Millet, Le spigolatrici, Acquaforte
Convinto della forza e della originalità dei suoi dipinti, e il potenziale valore che queste immagini potevano avere, sperava che potessero interessare al mercato dell'arte parigino, in quanto espressione autentica della vita rurale, ma tutto ciò fu criticato sotto il profilo tecnico dai mercanti d'arte. "Alla lunga, scriveva in una lettera a Theo, una parte del pubblico a Parigi, non si farà imbrogliare dalle convenzioni, per quanto accattivanti, ma anzi quella che ha ancora in sè molta della polvere dei casolari o dei campi troverà degli amici leali". E infatti, in seguito alla partecipazione di nuove mostre, fu il critico d'arte Alberth Aurier a dedicargli un articolo sul "Mercure de France", salutandolo come un'importante figura della scena dell'arte contemporanea.
In questo articolo l'amico Paolo Pascucci ne parla in maniera dettagliata:
Negli anni seguenti alla sua morte la sua fama cominciò a crescere, le sue opere divennero sempre più ricercate, e l'amico collega Èmile Bernard, che fu presente al suo funerale, nel 1892, organizzò una mostra postuma corredata da brani delle sue lettere. Qui la struggente lettera di Èmile Bernard, indirizzata ad Albert Aurier alcuni giorni dopo la morte di Van Gogh: Parigi 2 Agosto 1890.
Van Gogh Museo, Amsterdam: Stampa colorata a mano su carta, Èmile Bernard, 1891
Note:
(1) Vincent van Gogh, Lettera 250, 3 dicembre 1882
(2) Vincent van Gogh, Lettera 250, 3 dicembre 1882
Carla, se permetti farò la solita cosa dell'altra volta con questo tuo brillante articolo, stante la mia indiscutibile passione per van Gogh.
RispondiEliminaSe tu noti, spesso nelle figure del genio olandese, prevale un senso di raccoglimento, vero e proprio raccoglimento fisico in se stessi, tipico dell'interiorità, della chiusura in sè. Questo raccoglimento è associato quasi sempre alla povertà, forse una caratteristica ben diffusa del periodo, o forse una vicinanza spirituale mediata dall'indigenza materiale. Quale delle due faceva più soffrire van Gogh, lo spirito o la materia? In lui, in maniera indiscutibile, arte e vita sono la stessa cosa. La drammaticità non appare, è. L'invenzione di un nuovo segno è il tratto distintivo di questa fusione.
Paolo hai colto nel segno!
EliminaCondividi pure l'articolo!
Complimenti a Carla e a Paolo.
RispondiEliminaQuesto è un post meraviglioso. Grazie di cuore!
Lara
Ciao Lara ti ringrazio per l'apprezzamento!
EliminaBenvenuta in questo spazio :)
Colgo l'occasione e rendo visibili i contenuti condivisi da Paolo Pascucci nel suo blog
RispondiEliminahttp://questionedelladecisione.blogspot.com/2012/01/van-gogh-incisore-un-articolo-di-carla.html
http://questionedelladecisione.blogspot.com/2011/12/lespressionismo-astratto.html
Bellissimo omaggio a Van Gogh.
RispondiEliminaSono laureato in storia dell'arte.
Ciao Carla, ti seguo con piacere.
Nicola M
Ciao Nicola,
Eliminasentiti libero anche di intervenire, mi piace la possibilità al confronto.
Grazie e benvenuto.