Una pittura astratta definita anche con l'espressione arte non figurativa, è un gioco armonico di forme e colori disposti secondo la sensibilità del pittore che non ha nessun rapporto con la realtà percepita. L'arte astratta nasce da una progressiva trasformazione del dato reale, avviata già dall'Impressionismo e dal Postimpressionismo. Si alimenta delle ricerche espressioniste, iniziate da Cézanne che rafforzò i suoi dipinti con forme geometriche essenziali, le quali a loro volta ispirarono i Cubisti.
Paul Cezanne, La montagna Saincte-Victoire, 1904-1906
Vasilij Kandinskij, Studio per Autunno, 1909
L'arte cubista influì su un gruppo di artisti tedeschi, il più importante fra loro fu Vasili Kandinskij, di origine russa. L'origine della pittura astratta, è fissata al 1910, data del "Primo acquerello astratto" di Kandinskij. Questo acquerello apre il ciclo storico dell'arte non figurativa, e lo condurrà gradatamente alla pittura astratta, sviluppando un nuovo linguaggio sulla forma e il colore, astratto come quello musicale. Kandinskij sembra rifarsi al primo stadio del grafismo infantile, alla fase che gli psicologi chiamano degli scarabocchi; evidentemente è attratto dalle qualità di immediatezza e di spontaneità dell'arte infantile: "il bambino", scrive, guarda ogni cosa con occhio non assuefatto, e ha ancora integra la facoltà di percepire la cosa come tale. Nel disegno infatti il bambino traduce la sua esperienza del mondo: deforma le proporzioni, abolisce la prospettiva, cancella cioè l'esteriorità delle cose, per effetto del minor grado di consapevolezza della realtà che egli ha rispetto all'adulto", così da poter rappresentare l'impressione o quello che Kandinskij chiama il suono interiore che la realtà ha suscitato in lui.
Poiché le sensazioni nascono nell'intimo dell'uomo, la pittura espressionista cerca la restituzione di tali sensazioni in modo diretto, e mira all'essenzialità e alla intensità del gesto, al di là delle convenzioni accademiche o dei canoni estetici tradizionali.
Kandinskij, Primo Acquerello Astratto, 1910
Uno dei tratti comuni degli espressionisti astratti è l'iniziale entusiasmo per il Surrealismo. A grandi linee il movimento surrealista doveva essere l’espressione spontanea, immediata, praticamente automatica dell'impulso creatore. Ha conosciuto parecchie fasi, difficili da definire a causa della molteplicità degli artisti come Dalì, Klee, Mirò, Magritte, Man Ray, Max Ernest, Roberto Matta e tanti altri ancora, dirottandone l'aspirazione verso un segno decisamente, individuale.
Uno dei tratti comuni degli espressionisti astratti è l'iniziale entusiasmo per il Surrealismo. A grandi linee il movimento surrealista doveva essere l’espressione spontanea, immediata, praticamente automatica dell'impulso creatore. Ha conosciuto parecchie fasi, difficili da definire a causa della molteplicità degli artisti come Dalì, Klee, Mirò, Magritte, Man Ray, Max Ernest, Roberto Matta e tanti altri ancora, dirottandone l'aspirazione verso un segno decisamente, individuale.
Grosso modo si può dire che i pittori surrealisti influenzati dalle teorie freudiane si preoccupavano di afferrare elementi dall'inconscio e di esprimerli in termini pittorici. Ciò consentiva di lasciare la propria mente libera di viaggiare in piena libertà e trarre l'ispirazione per la realizzazione di un'opera d'arte.
Mario Padovan, Astratto, 1959
Alla confluenza di queste due tendenze Astrattismo e Surrealismo troviamo in America l'Espressionismo astratto. L'etichetta Espressionismo astratto si diffonde negli anni cinquanta e diviene emblema dell'arte americana. Si rivela come manifestazione di un modo di sentire di una nuova generazione accomunata soprattutto dal rifiuto delle strutture politiche e sociali dominanti dell'epoca. L'espressionismo americano nella sua varietà di contributi, segna un cambiamento nell'iconografia astratta: annulla la relazione tra figura sfondo, da qualsiasi costrizione geometrica. Non più forme regolari, ma macchie, segni, sbavature, e pennellate libere, basate su valori tonali puri e contrastanti.
Un vero e proprio atto liberatorio, attraverso un rapporto istintivo, corporeo e sensuale con il colore, indice della individualità dell'artista, e come sottolinea il critico d'arte Rosenberg, del "suo punto di vista emozionale". Ciò da cui ora gli artisti dichiarano di attingere, sono i sentimenti, le emozioni, l'inconscio. Riportati dal profondo sulla superficie della tela danno forma e contenuto: oltre che dal Surrealismo, traggono spunto, dalla teoria di Jung e dalla possibilità per l'artista di liberare le componenti più universali della natura umana, attraverso la propria energia motoria. Sono, infatti, definiti da Rosenberg, "pittori d'azione": considerano la "tela come un'arena in cui agire" e la trasformano in un "evento". Cercano di esprimere l'energia e la vitalità della vita, attraverso una nuova modalità: sono favorevoli al grande formato (tele di canapa) che non limita il loro raggio d'azione, parteggiano per le forme piatte, che annullano la profondità secondo la lezione del Cubismo Analitico portato avanti da Picasso e Georges Braque; in una ricerca tattile, gestuale, fisica ed emozionale con la materia.
Negli Stati Uniti Rosenberg ha chiamato Action Painting questa pittura gestuale.
Ecco come descrive l'atto: "Mi piace lavorare su una tela grande con la tela stesa sul pavimento mi sento più vicino al quadro, più parte del quadro. In questo modo posso camminarci attorno, aggredirlo da tutti i quattro lati ed essere dentro il quadro, come gli indiani dell'Ovest che lavorano sulla sabbia. A volte utilizzo un pennello, ma più spesso preferisco utilizzare una stecca. Talvolta verso il colore direttamente dal contenitore. Mi piace utilizzare una pittura fluida che lascio sgocciolare. Voglio esprimere i miei sentimenti più che illustrarli. La tecnica è solo un mezzo per riuscirci. Non ho paura dei cambiamenti di distruggere l’immagine, perché so che un quadro vive di vita propria, e io non cerco che di farla venire fuori".
Grossi e densi strati di vernice stesi quasi inconsciamente dalla mano e dal braccio dell'artista, che egli esegue in una sorta di balletto onirico attorno alla tela, in funzione della spontaneità creativa del pittore. In questa gestualità totalmente libera, la tela risulta allora improntata dalla lievità così come dall'energia di quei gesti. Fra i canoni dell'Espressionismo astratto il dripping è percepito come il più significativo, quello più legato all'idea di Action Painting.
Negli Stati Uniti Rosenberg ha chiamato Action Painting questa pittura gestuale.
L'espressione indica un tipo di pittura il cui carattere distintivo è l'azione fisica dell'artista, l'atto, il gesto con cui viene steso il colore: pennellate energiche, spazzolate di colore, e in alcuni casi vere e proprie sciabolate, concependo il quadro (lo spazio) come mezzo di conoscenza, come luogo dove sprigionare le proprie energie interiori. Tra i principali protagonisti di questa tendenza, ricordiamo: Jackson Pollock. Le sue opere furono create spruzzando o lasciando "sgocciolare" i colori preferiti direttamente dal barattolo su un pannello o su delle tele lunghe stese a terra o sul pavimento con una tecnica particolare chiamata Dripping, creando così degli effetti cromatici che richiamavano alla mente forme astratte della natura. Le tele successivamente venivano tagliate per formare quadri diversi.
Ecco come descrive l'atto: "Mi piace lavorare su una tela grande con la tela stesa sul pavimento mi sento più vicino al quadro, più parte del quadro. In questo modo posso camminarci attorno, aggredirlo da tutti i quattro lati ed essere dentro il quadro, come gli indiani dell'Ovest che lavorano sulla sabbia. A volte utilizzo un pennello, ma più spesso preferisco utilizzare una stecca. Talvolta verso il colore direttamente dal contenitore. Mi piace utilizzare una pittura fluida che lascio sgocciolare. Voglio esprimere i miei sentimenti più che illustrarli. La tecnica è solo un mezzo per riuscirci. Non ho paura dei cambiamenti di distruggere l’immagine, perché so che un quadro vive di vita propria, e io non cerco che di farla venire fuori".
Pollock, Studio, Particolare del pavimento
L'affermazione internazionale di questo nuovo linguaggio ispirerà la ricerca contemplativa e meditativa dei grandi campi cromatici (monumentali) di Mark Rothko: "Desidero esprimere emozioni umane fondamentali, tragedia estasi, destino"(...) Le persone che piangono davanti alla mie tele, stanno avendo la stessa esperienza religiosa che ho avuto io quando li dipingevo". Spesso trascorreva ore seduto vicino a una tela bianca in contemplazione silenziosa, prima di procedere a dipingere, per raggiungere un'esperienza emotiva, interamente coinvolgente. In un'intervista rilasciata nel 1957, raccomandava, in alcune sue esposizioni, una disposizione molto ravvicinata delle sue tele, una illuminazione molto forte e una visione "a 45 centimetri", così che "l'occhio giungesse a smarrire i confini esatti del dipinto", inducendo un effetto più prolungato che intenso, quasi mistico; e dunque ad una visione di uno stile e una sensibilità molto personale, fortemente influenzata dalle letture di Friedrich Nietzsche e di Carl Gustav Jung.
Questa ricerca orienterà la direzione di tanti altri esponenti del nuovo continente dando vita a una delle esperienze più determinanti dell'Arte Contemporanea.
In Europa si affermerà come Arte Informale. Inaugurando una serie di esperienze artistiche, sviluppatesi soprattutto negli anni '50 contraddistinte da tre correnti principali: l'informale gestuale (definito anche Action Painting), l'informale materico (che vedrà l'introduzione di nuove tecniche e materiali inediti come la plastica, il catrame e i sacchi di tela), ricordiamo per esempio l'italiano Alberto Burri; e infine l'informale segnico (costituito solo da segni, piccoli o grandi, a volte mischiati a piccoli tocchi di colore o di in chiostro), tra i maggiori esponenti ricordiamo l'americano Cy Twombly, e l'italiano Giuseppe Capogrossi. É la rivoluzione del gesto pittorico.
É affascinante notare come l'Arte con i suoi strumenti costruisce modi di essere nel mondo! Ancora oggi questo metodo continua ad attrarre e influenzare artisti e appassionati che sono accomunati dall'interesse per il gesto creativo, e di conseguenza a un gesto che produce benessere per il carattere liberatorio dell'arte.
Per far vedere come il tocco di un musicista e il gesto di un artista siano in realtà due facce della stessa medaglia. O meglio due facce di quella stessa attenzione per la ricerca di un equilibrio, sulla tela, come in una composizione musicale.
RispondiEliminaBellissima analogia joe, grazie
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RispondiEliminaplace.
Sono stati dei grandi! Io amo tutta l'arte in genere, da quella canonica a quella d'avanguardia. Perchè l'arte è la capacità di comunicare agli altri un qualcosa di vero, di autentico, e quindi di unico. Sa rendere universali visioni personali. Generando una nuova consapevolezza delle proprie capacità espressive ed una nuova libertà nel produrre espressioni figurative ed estetiche con cui esprimere la propria arte. Concepire la pittura come mezzo per entrare in contatto con se stessi, con le proprie emozioni, e il mondo esterno, considerare l'importanza del gesto dell'artista per cui non è l'opera in se ad avere valore, ma la mano(la mente) della persona che la realizza, è qualcosa di unico. Io spesso utilizzo l'astrattismo. Grazie Carla, ho letto con molto piacere questo post.
RispondiEliminaEd io ho letto con altrettanto piacere il tuo commento.
RispondiEliminaGrazie, Vincenzo.
Anche io prediligo l'Astrattismo cioè senza avere già l'opera in mente, ma improvvisando sull'onda delle emozioni con spontaneità. E'l'unica tecnica che mi permette il cambiamento delle mie emozioni in un continuo divenire.
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