Abbiamo un patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Un patrimonio d'arte inestimabile, che al tempo stesso, necessita di competenze storiche, artistiche, scientifico-tecnologiche, sulle quali investire e che salvaguardi nel tempo non solo l'integrità di tali beni, ma anche dei suoi mutamenti: della necessità di "una progettazione in atto", come affermava Argan. Quel rapporto tra arte e ambiente, che è sempre stato al centro del suo pensiero e della sua azione critica.
Vi lascio dunque con le parole di Giulio Carlo Argan, in cui l'instancabile impegno per la difesa del patrimonio artistico e la promozione della cultura lo hanno reso uno dei maggiori storici dell'arte italiana.
Debbo dire che fu un'esperienza eccitante;
parlare con i giovani ringiovanisce.
Debbo anche dire che ripercorrere sommariamente
ma non schematicamente tanti anni di ricerca e
insegnamento è servito a chiarirmi e a rinfrescarmi le idee:
costretto a disegnare una veduta panoramica,
quasi mi sorprese constatare che,
nella diversità di tanti fenomeni lontani nello spazio e nel tempo,
tra essi c'era tuttavia una coerenza a cui non contrastava,
al contrario, l'assidua volontà di criticare e superare il passato.
Fortunatamente l'arte in Italia non ha avuto caratteri etnici,
costanti nazionali, tradizioni canoniche;
e non è stata il prodotto di una connaturata creatività,
tutt'altro è sempre stata un fatto di cultura
sorretto da una lucida consapevolezza dei motivi, dei modi, dei fini.
Spesso ha avuto una componente
polemica, è sempre stata nel vivo del dibattito culturale.
E sempre al centro, mai al margine, del sistema del
sapere, qualche volta del potere. Ecco perché non può
farsi la storia d'Italia senza fare la storia dell'arte
italiana: Leonardo o Michelangelo non sono stati
storicamente meno importanti (forse più) dei papi e dei
principi per i quali hanno lavorato.
L'arte è una cultura i cui concetti sono espressi in
immagini invece che in parole; e l'immaginazione
non è una fuga dal pensiero, è un pensiero altrettanto
rigoroso che il pensiero filosofico o scientifico. Per
intenderne la struttura e i processi bisogna studiare le
opere d'arte: l'arte è al livello più alto del pensiero
immaginativo, come la scienza al livello più alto del
pensiero razionale.
Serve a tutti, poi, conoscere
l'arte del proprio paese. È
l'arte che ha costruito le città, le
città sono l'ambiente
dell'esistenza, si sa che il
rapporto positivo o negativo con
l’ambiente decide della sanità
fisica, psichica e morale degli
individui e dei gruppi sociali. Lo
stesso può dirsi del territorio,
che non è nulla di naturale o selvaggio, è il prodotto
dell'intelligenza e del lavoro umani. Non c'è rapporto
senza conoscenza, è giusto che tutti conoscano
l’ambiente della loro vita.
Delle città e del territorio la società odierna fa un
pessimo uso: l'ambiente s'inquina e degrada, il
patrimonio culturale si deteriora e disperde. Colpa
dell'ignoranza del loro valore; ma i giovani della scuola,
futuri titolari e responsabili di quei fattori vitali prima
ancora che culturali, debbono imparare a conoscerli.
Può darsi che questo libro qualche effetto l'abbia già
avuto: che cosa potrei desiderare di più?
Nello scriverlo cercai di esser chiaro, non di essere
facile: ho insegnato per tanti anni e so che i giovani
hanno spesso fastidio delle nozioni ma non hanno paura
e spesso hanno il gusto dei problemi. E l'arte del
passato non è un problema del passato, ma del presente.
Giulio Carlo Argan (Torino, 17 Maggio 1909 - Roma, 12 Novembre 1992)
Debbo dire che fu un'esperienza eccitante;
parlare con i giovani ringiovanisce.
Debbo anche dire che ripercorrere sommariamente
ma non schematicamente tanti anni di ricerca e
insegnamento è servito a chiarirmi e a rinfrescarmi le idee:
costretto a disegnare una veduta panoramica,
quasi mi sorprese constatare che,
nella diversità di tanti fenomeni lontani nello spazio e nel tempo,
tra essi c'era tuttavia una coerenza a cui non contrastava,
al contrario, l'assidua volontà di criticare e superare il passato.
Fortunatamente l'arte in Italia non ha avuto caratteri etnici,
costanti nazionali, tradizioni canoniche;
e non è stata il prodotto di una connaturata creatività,
tutt'altro è sempre stata un fatto di cultura
sorretto da una lucida consapevolezza dei motivi, dei modi, dei fini.
Spesso ha avuto una componente
polemica, è sempre stata nel vivo del dibattito culturale.
E sempre al centro, mai al margine, del sistema del
sapere, qualche volta del potere. Ecco perché non può
farsi la storia d'Italia senza fare la storia dell'arte
italiana: Leonardo o Michelangelo non sono stati
storicamente meno importanti (forse più) dei papi e dei
principi per i quali hanno lavorato.
L'arte è una cultura i cui concetti sono espressi in
immagini invece che in parole; e l'immaginazione
non è una fuga dal pensiero, è un pensiero altrettanto
rigoroso che il pensiero filosofico o scientifico. Per
intenderne la struttura e i processi bisogna studiare le
opere d'arte: l'arte è al livello più alto del pensiero
immaginativo, come la scienza al livello più alto del
pensiero razionale.
Serve a tutti, poi, conoscere
l'arte del proprio paese. È
l'arte che ha costruito le città, le
città sono l'ambiente
dell'esistenza, si sa che il
rapporto positivo o negativo con
l’ambiente decide della sanità
fisica, psichica e morale degli
individui e dei gruppi sociali. Lo
stesso può dirsi del territorio,
che non è nulla di naturale o selvaggio, è il prodotto
dell'intelligenza e del lavoro umani. Non c'è rapporto
senza conoscenza, è giusto che tutti conoscano
l’ambiente della loro vita.
Delle città e del territorio la società odierna fa un
pessimo uso: l'ambiente s'inquina e degrada, il
patrimonio culturale si deteriora e disperde. Colpa
dell'ignoranza del loro valore; ma i giovani della scuola,
futuri titolari e responsabili di quei fattori vitali prima
ancora che culturali, debbono imparare a conoscerli.
Può darsi che questo libro qualche effetto l'abbia già
avuto: che cosa potrei desiderare di più?
Nello scriverlo cercai di esser chiaro, non di essere
facile: ho insegnato per tanti anni e so che i giovani
hanno spesso fastidio delle nozioni ma non hanno paura
e spesso hanno il gusto dei problemi. E l'arte del
passato non è un problema del passato, ma del presente.
Giulio Carlo Argan (Torino, 17 Maggio 1909 - Roma, 12 Novembre 1992)
Approfondimenti
Beni Culturali: ma di chi? - Giulio Carlo Argan sul complesso rapporto tra politica e cultura.
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