Dove non c’è creazione, l'arte non esiste. Ma sbaglieremmo se attribuissimo questa capacità creativa a un dono innato. Nel campo dell’arte, il creatore autentico non è solo un essere particolarmente dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine un insieme di attività, delle quali l'opera d'arte è il risultato finale.
Così, per un artista la creazione comincia dalla visione. Vedere è già di per sé un atto creativo, che esige uno sforzo. Tutto ciò che noi vediamo, nella vita di ogni giorno, subisce in maggiore o minore misura una deformazione dovuta alle abitudini acquisite, e ciò è tanto più percepibile in un’epoca come la nostra, nella quale il cinema, la televisione, la pubblicità, le riviste ci impongono quotidianamente un fiume di immagini precostituite, che sono un pò nel campo della visione quello che il pregiudizio è nel campo della comprensione.
Lo sforzo necessario per staccarsene esige una sorta di coraggio; questo coraggio è indispensabile per l'artista che è tenuto a vedere tutte le cose come se le guardasse per la prima volta: occorre vedere tutta la vita come se fossimo bambini. La perdita di questa capacità impedisce la possibilità di esprimersi in maniera originale, ossia personale.
Per fare un esempio, penso che nulla sia più difficile per un vero pittore che dipingere una rosa, perché per dipingerla deve dimenticare tutte le rose che ha dipinto prima. A quanti venivano a trovarmi a Vence, domandavo spesso se avevano visto gli acanti, sulla scarpata che costeggia la strada. Non li aveva notati nessuno; tutti avrebbero riconosciuto la foglia di acanto su un capitello corinzio, ma nella realtà il ricordo del capitello impediva di riconoscere la pianta. Vedere ogni cosa nella sua verità è un primo passo verso la creazione, e presuppone uno sforzo continuo. Creare è esprimere quello che abbiamo dentro di noi. Qualsiasi sforzo di creazione è interiore. Inoltre bisogna nutrire il nostro sentimento e questo avviene con l'aiuto di elementi che troviamo all'esterno.
Lo sforzo necessario per staccarsene esige una sorta di coraggio; questo coraggio è indispensabile per l'artista che è tenuto a vedere tutte le cose come se le guardasse per la prima volta: occorre vedere tutta la vita come se fossimo bambini. La perdita di questa capacità impedisce la possibilità di esprimersi in maniera originale, ossia personale.
Per fare un esempio, penso che nulla sia più difficile per un vero pittore che dipingere una rosa, perché per dipingerla deve dimenticare tutte le rose che ha dipinto prima. A quanti venivano a trovarmi a Vence, domandavo spesso se avevano visto gli acanti, sulla scarpata che costeggia la strada. Non li aveva notati nessuno; tutti avrebbero riconosciuto la foglia di acanto su un capitello corinzio, ma nella realtà il ricordo del capitello impediva di riconoscere la pianta. Vedere ogni cosa nella sua verità è un primo passo verso la creazione, e presuppone uno sforzo continuo. Creare è esprimere quello che abbiamo dentro di noi. Qualsiasi sforzo di creazione è interiore. Inoltre bisogna nutrire il nostro sentimento e questo avviene con l'aiuto di elementi che troviamo all'esterno.
L'opera d'arte è il compimento di un lungo processo di elaborazione. L'artista attinge intorno a sé a tutto ciò che è in grado di nutrire la sua visione interiore, direttamente, mentre l’oggetto che disegna deve apparire nella sua composizione, o per analogia. Egli si pone così nella condizione di creare. Si arricchisce interiormente di tutte le forme delle quali si impadronisce, e che ordinerà un giorno secondo un ritmo nuovo.
È nell'espressione di questo ritmo che l'attività dell'artista sarà realmente creatrice; per arrivare a questo, dovrà tendere allo sfoltimento piuttosto che all'accumulo di particolari; per esempio, nel disegno dovrà scegliere, fra tutte le combinazioni possibili, la linea che si rivelerà pienamente espressiva, e come portatrice di vita; dovrà cercare le corrispondenze attraverso le quali i dati della natura siano trasferiti nel campo proprio dell’arte.
Nella cappella di Vence, che rappresenta il compimento delle mie ricerche precedenti, ho tentato di realizzare questo equilibrio di forze; i blu, i verdi, i gialli delle vetrate creano all'interno una luce che non è, propriamente parlando, alcuno dei colori impiegati, ma il prodotto vivo della loro armonia, del rapporto fra essi. Questa luce-colore era destinata a proiettarsi sulla parete bianca bordata di nero che sta di fronte alle vetrate, e sulla quale le linee sono volutamente molto spaziate. Il contrasto mi permette di dare alla luce tutto il suo valore di vita, di farne l’elemento essenziale, quello che colora, riscalda, anima in senso proprio questo ambiente nel quale è importante dare un’impressione di spazio illimitato malgrado le sue piccole dimensioni. In tutta la cappella, non c'è una linea, non un dettaglio, che non concorra a dare questa impressione.
Nella cappella di Vence, che rappresenta il compimento delle mie ricerche precedenti, ho tentato di realizzare questo equilibrio di forze; i blu, i verdi, i gialli delle vetrate creano all'interno una luce che non è, propriamente parlando, alcuno dei colori impiegati, ma il prodotto vivo della loro armonia, del rapporto fra essi. Questa luce-colore era destinata a proiettarsi sulla parete bianca bordata di nero che sta di fronte alle vetrate, e sulla quale le linee sono volutamente molto spaziate. Il contrasto mi permette di dare alla luce tutto il suo valore di vita, di farne l’elemento essenziale, quello che colora, riscalda, anima in senso proprio questo ambiente nel quale è importante dare un’impressione di spazio illimitato malgrado le sue piccole dimensioni. In tutta la cappella, non c'è una linea, non un dettaglio, che non concorra a dare questa impressione.
Allora l'opera apparirà anche feconda, e dotata di questo stesso fremito interiore, di questa stessa bellezza risplendente che possiedono le opere della natura. Occorre un grande amore, capace di ispirare e sostenere questo sforzo continuo verso la verità, questa generosità assoluta e questo profondo spogliamento che implica la genesi di ogni opera d’arte. Ma l'amore non è forse all'origine di tutta la creazione?
Henri Matisse, Bisogna guardare tutta la vita con gli occhi di un bambino, 1954.
Henri Matisse, The Heart, 1947
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